Idrossiclorochina e clorochina nei pazienti con COVID-19: considerazioni sulla sicurezza
NOTA: The Lancet ha in seguito ritirato la pubblicazione. https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)31324-6/fulltext
Nei pazienti ospedalizzati con COVID-19, il trattamento con idrossiclorochina o clorochina, utilizzate da sole o con un macrolide sembra associarsi a un aumento della mortalità intraospedaliera e delle aritmie ventricolari di nuova insorgenza.
La notizia proviene da uno studio osservazionale svolto sui dati di 671 ospedali, distribuiti nei sei continenti. L’analisi ha incluso 96.032 pazienti con malattia confermata (età media 53,8 anni, 46,3% donne), ospedalizzati tra il 20 dicembre 2019 e il 14 aprile 2020 e ha escluso i pazienti che avevano ricevuto il trattamento dopo 48 ore dalla diagnosi.
Tra i pazienti inclusi 1.868 avevano ricevuto clorochina, 3.783 clorochina e un macrolide, 3.016 idrossiclorochina, 6.221 idrossiclorochina e un macrolide e 81.144 facevano parte del gruppo di controllo.
I risultati sono stati aggiustati in base a vari fattori di confondimento tra cui età, sesso, etnia, indice di massa corporea, comorbilità cardiovascolari (e corrispondenti fattori di rischio), diabete, comorbilità polmonari, abitudine tabagica, eventuale immunosoppressione e gravità della malattia alla diagnosi.
Tutti e quattro i tipi di trattamento valutati si associavano a un aumento della mortalità intraospedaliera rispetto al gruppo di controllo. La mortalità nel gruppo di controllo è stata del 9,3% rispetto al 18% del gruppo trattato con idrossiclorochina (hazard ratio 1,335, limiti di confidenza al 95% da 1,223 a 1,457), al 23,8% con idrossiclorochina e un macrolide (1,447, da 1,368 a 1,531), al 16,4% con clorochina (1,365, da 1,218 a 1·531) e al 22,2% con clorochina e un macrolide (1,368, da 1,273 a 1,469).
Inoltre, sempre rispetto al gruppo di controllo, i trattamenti si associavano anche a un aumento del rischio di aritmie ventricolari di nuova insorgenza nel corso dell’ospedalizzazione. In questo caso, nel gruppo di controllo l’evento si è verificato nello 0,3% dei casi, rispetto al 6,1% nel gruppo trattato con idrossiclorochina (hazard ratio 2,369, da 1,935 a 2,900), all’8,1% con idrossiclorochina e un macrolide (5,106, da 4,106 a 5,983), al 4,3% con clorochina (3,561, da 2,760 a 4,596) e al 6,5% con clorochina e un macrolide (4,011, da 3,344 a 4,812).
I ricercatori suggeriscono, in base ai loro risultati, di usare questi farmaci solo nell’ambito di studi clinici, sottolineando anche la necessità di studi controllati e randomizzati. A seguito di questa pubblicazione l’AIFA ha deciso di sospendere l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento di COVID-19 al di fuori degli studi clinici.
Mehra M R, S Desai SS et al. Hydroxychloroquine or chloroquine with or without a macrolide for treatment of COVID-19: a multinational registry analysis. Lancet 2020. DOI:https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31180-6.